Arquata del Tronto, 21 agosto - Un momento della manifestazione con i rievocatori dell’Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona e di Quam pulchra es di Macerata

ARQUATA DEL TRONTO PER IL BICENTENARIO DELLA NASCITA DI ANITA

In occasione della festa patronale, domenica 21 agosto nella nuova sede postsismica di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), il cui centro storico è ancora totalmente inagibile, si è completata un’iniziativa triennale: commemorativa, celebrativa e esortativa ad un tempo. Ricordare il passaggio di Giuseppe Garibaldi nel gennaio del ’49, con la nuova apposizione e l’inaugurazione ufficiale di un’epigrafe sul modello della precedente scomparsa, celebrare l’eroismo di Anita, nel 200° anniversario della nascita, con la piantumazione di una simbolica rosa a lei dedicata – ad opera dell’Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona – ed esortare le autorità politico-istituzionali ad accelerare i tempi per il recupero delle strutture abitative danneggiate dal sisma del 2016, onde permettere la rinascita di Arquata del Tronto, secondo i meritori auspici dell’encomiabile associazione locale “Arquata Potest” presieduta dal giovane Carlo Ambrosi, i cui antenati ospitarono Garibaldi nel loro palazzo del centro storico di Arquata. Anche per contribuire ad una rinnovata frequentazione storico-ecologistica, la Sezione ANVRG di Castelbellino – presieduta da Ettore Baldetti – ha voluto collegare il nuovo “Tragitto dei Patrioti” – una via cicloturistica fra Cortona e il porto di Ancona – con l’analogo percorso Fabriano-Arquata del Tronto, di cui Gianfranco Paris, presidente della Federazione dell’Italia Centrale ANVRG intervenuto all’evento, ha auspicato la riproposizione per le più famose percorrenze di Giuseppe Garibaldi nell’Italia Centrale.

Nel gennaio 1849, Garibaldi passava con la propria legione di volontari dalla Romagna nelle Marche al fine di raggiungere il Lazio e difendere la nascente Repubblica Romana minacciata dagli eserciti francese, napoletano e austriaco, ma, mentre il grosso dei suoi uomini puntava direttamente verso la capitale, lui preferì fare una deviazione per perlustrare i confini meridionali della Repubblica. Il Generale fu poi calorosamente accolto ad Arquata, potendovi pernottare con il suo ristretto seguito – fra cui il fedelissimo assistente Andrés Aguyar, “il Moro”, e l’amico Candido Augusto Vecchi, fermano di nascita e ascolano d’adozione, che ospiterà il Nizzardo nella sua villa ligure di Quarto alla vigilia della Spedizione dei Mille entrando poi con lui trionfalmente a Napoli nel 1860.

Ad Arquata con Garibaldi non era presente Anita, che lo raggiungerà tuttavia direttamente a Rieti e lo accompagnerà a cavallo, mentre si trovava al quinto mese di gravidanza, nel vano tentativo di portare soccorso attraverso l’entroterra appenninico alla repubblica di Venezia, che ancora resisteva all’assedio austriaco. Partirono da Roma alle 20 del 2 luglio con una schiera di circa 4.000 uomini, riuscendo a sfuggire nel territorio repubblicano, tramite continue deviazioni, a ben quattro eserciti. Finché con le truppe stremate, ridotte nel numero nonché accerchiate e la compagna di tante battaglie sudamericane indebolita dal precipitoso e prolungato trasferimento, si rifugiò nella Repubblica di San Marino, dopo essere entrato nelle Marche dal passo della Bocca Trabaria ed aver toccato i territori di Sant’Angelo in Vado e Macerata Feltria. Da qui ripartì di nascosto con pochi fedelissimi, nell’estremo tentativo di raggiungere Venezia, ma nelle paludi ravennati, Annita morì il 3 agosto, e il Nizzardo, tallonato dagli Austriaci e ormai informato della caduta del capoluogo veneto, riuscì a raggiungere – attraverso la Toscana – la sua Liguria e il regno sabaudo, che, da poco sconfitto nella I Guerra d’Indipendenza dall’impero austriaco, non lo accolse, costringendolo nuovamente ad espatriare verso la Tunisia e gli Stati Uniti d’America. (Ettore Baldetti)